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Diagnosi

Tutti i soggetti affetti condividono l’incapacità a riparare i danni al DNA indotti in vitro da particolari sostanze, che si manifestano come rotture e riarrangiamenti dei cromosomi. Su questa caratteristica è basato il test diagnostico.
I pazienti possono essere misdiagnosticati a causa dell’eterogeneità clinica, della variabilità della storia naturale, delle difficoltà tecniche ed interpretative degli specifici test diagnostici. Pertanto la diagnosi di AF parte dall’osservazione clinica e si completa con lo specifico test che evidenzia l’instabilità cromosomica in presenza di diepossibutano (DEB). Il test deve essere eseguito in laboratori specializzati di citogenetica che posseggano la specifica esperienza e può essere seguito da test di approfondimento per individuare la specifica mutazione genica (western blotting e test molecolari).

Dal punto di vista molecolare, la patologia è causata da mutazioni in uno di 22 geni Fanconi finora individuati corrispondenti ad altrettanti “gruppi di complementazione”. In 95% dei pazienti affetti da AF uno di questi 22 geni è mutato.

L’AF viene ereditata in modo autosomico recessivo (cioè entrambi i genitori sono portatori totalmente asintomatici) tranne nel caso di FANCB, che è localizzato sul cromosoma X (solo la madre è portatrice sana). Diversi studi scientifici hanno permesso di caratterizzare le proteine codificate da ciascuno dei 22 geni ed iniziare a comprendere alcuni aspetti delle loro funzioni. L’AF ha un’incidenza di un caso su 350.000 nati.